Il tossicodipendente non è un vizioso, ma una persona malata e l’uso di sostanze psico-attive è, al principio, un maldestro tentativo di automedicazione per alleviare un disagio psichico, altrimenti insopportabile. Non è possibile, facendo ricorso ad altri meccanismi di difesa, affrontare vissuti dolorosi, angosce e paure spesso innescati da situazioni o richieste ambientali nei confronti delle quali il soggetto è incapace, impotente o inadeguato.
La tossicodipendenza inizia come un passaggio all’atto, per trovare sollievo alle angosce insostenibili che rischiano di far collassare il già poco integrato e coeso senso di identità del soggetto.
L’uso di droghe rappresenta dunque una modalità difensiva complessa, i cui effetti benefici vengono a diminuire per il fenomeno della sensibilizzazione e l’evidenziarsi della dipendenza, attraverso le fastidiose manifestazioni di ”craving”. L’ auto-cura diventa nel tempo più foriera di sofferenza del problema originario.
Manuela Carrillopsicologa psicoterapeuta
(Droga e Psicoterapia, AA.VV., Greco Editore, 2009, Milano)